Dato più volte per finito, l’open space dimostra di avere ancora delle frecce al suo arco. Uno studio del Parlamento Europeo, infatti, ne analizza lucidamente vantaggi e svantaggi.
Open space addio? Non proprio
Più volte bistrattato e addirittura considerato controproducente, l’open space torna a far parlare di sé. Se prima della pandemia, questa modalità di lavoro si trovava in una fase di declino, gli esperti hanno scommesso addirittura su una sua dipartita dopo la pandemia.
Eppure non tutto è finito. Infatti l’open space è considerato talmente centrale nel presente (e nel futuro) di così tante aziende da aver attirato l’attenzione del Parlamento Europeo. A tal proposito, proprio questa Istituzione ne ha messo in opera uno studio.
I risultati che sono emersi sono sorprendenti e inaspettati. Questo perché la modalità di lavoro in grandi spazi aperti subirà sicuramente degli stravolgimenti. In certi casi, però, continuerà ad essere determinante e insostituibile.
Limiti e opportunità
Da una prima analisi, ci accorgiamo che vi è una condizione che può essere affermata all’unanimità: nulla sarà come prima. La pandemia, infatti ha messo in conto un ulteriore problema a quelli che già erano noti.
Alle difficoltà di concentrazione dovute a rumore e distrazione, si è aggiunto un elevato rischio di contagio, dovuto al condividere gli spazi con più persone. Ciò ha messo le aziende difronte la necessità di garantire la sicurezza per i propri lavoratori.
Ciò ha spinto le persone a lavorare, quando possibile, da remoto, cioè da casa. Il cosiddetto smart working è stato spesso incentivato dalle aziende stesse, che hanno avuto così l’opportunità di risparmiare ulteriormente sul costo per gli immobili.
Non è tutto oro ciò che luccica
Molti esperti ritengono che questo nuovo assetto sia definitivo. Eppure, nel lavoro da remoto vi sono una moltitudine di aspetti negativi che difficilmente emergono a una prima analisi.
La mancanza di comunicazione e l’isolamento e le distrazioni domestiche influiscono negativamente sull’umore del lavoratore. Ciò arreca un danno alla produttività nel medio e lungo periodo.
Al contrario, sottolineano diversi ricercatori, il lavoro in open space «continuerà per quelle aziende che necessitano di un alto livello di lavoro di squadra e per risparmiare sui costi a lungo termine».
Inoltre, non può non essere considerata vitale la condivisione delle idee e progetti. Condizione, quest’ultima, che può avvenire agevolmente soltanto in un ampio spazio di lavoro condiviso.
In conclusione, la fine dell’open space è vicina? Tutt’altro!
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